Disturbi del sonno
Il Disturbo di Insonnia consiste in una condizione di insoddisfazione relativa alla quantità o alla qualità del sonno. E’ caratterizzata da:
L’insonnia è un disturbo soggettivo in quanto si riferisce al senso soggettivo di difficoltà ad addormentarsi, a mantenere il sonno, o di cattiva qualità del sonno.
Nello specifico l’insonnia può essere caratterizzata da:
Per poter considerare una persona realmente affetta da un grado significativo di insonnia, i criteri minimi sono:
Nonostante l’insonnia sia definita un disturbo del sonno, ha ripercussioni che si estendono anche oltre il periodo di sonno, interessando significativamente il periodo di veglia. Infatti, le persone che soffrono di disturbi del sonno, lamentano sonnolenza diurna e un peggioramento delle loro capacità lavorative (Morin, 1993).
Coloro che soffrono di insonnia, rispetto agli individui che non presentano insonnia, riportano anche elevati livelli di ansia e depressione.
L’insonnia può rappresentare quindi, un fattore di rischio o un fattore causale per lo sviluppo di alcuni disturbi psichiatrici (Harvey, 2001; Lichstein, 2000)
Circa il 30 – 50% degli adulti fa esperienza occasionale di difficoltà nel riposo notturno. Un evento improvviso o stressante può causare un episodio di insonnia. Generalmente però, una volta risolto quell’evento, i disturbi del sonno si esauriscono denotando così una caratteristica transitoria del problema. Tuttavia, per alcune persone predisposte, la difficoltà può persistere anche dopo che la causa scatenante è scomparsa.
Il 6-13% degli adulti, soddisfa i criteri per un Disturbo del Sonno (DSM-5). Il disturbo di insonnia sembra avere una frequenza maggiore nelle donne rispetto agli uomini.
Le principali forme di trattamento per il Disturbo di Insonnia sono la terapia farmacologica e la psicoterapia cognitivo-comportamentale.
La terapia farmacologica è spesso il primo trattamento dell’insonnia consigliato dai medici di base. La prescrizione di farmaci ipnoinducenti è di frequente riscontro soprattutto nel caso degli anziani, che sembrano utilizzare sonniferi con una frequenza doppia (14%) rispetto alla popolazione generale (7,4%).
L’utilizzo di farmaci ipnotici o di ansiolitici con funzione ipnotica (benzodiazepine) è sconsigliato per un tempo superiore alle 2 settimane. Un uso prolungato può infatti provocare effetti collaterali quali sonnolenza diurna e vertigini, oltre che assuefazione e tolleranza.
I tentativi di sospensione drastica provocano una sindrome di astinenza, caratterizzata da un ritorno cruento dell’insonnia (effetto rebound), agitazione psicomotoria, ansia e tremori (Gillin, Spinwerber e Johnson, 1989). Ciò spinge l’insonne ad assumere nuovamente il medicinale, creando un circolo vizioso.
L’assunzione cronica degli ipnotici rappresenta un importante fattore di mantenimento del problema di sonno.
Per il trattamento a lungo termine del Disturbo di Insonnia si usano anche farmaci ad azione antidepressiva e sedante (Trazodone) e la melatonina. Quest’ultima è divenuta una scelta frequente soprattutto a livello di auto-medicazione, tuttavia la sua somministrazione è indicata solo per gli individui che presentano livelli ridotti di tale ormone.
Il trattamento cognitivo-comportamentale integrato dell’insonnia prevede l’impiego di diverse tecniche di intervento, la cui scelta di utilizzo viene effettuata in base a quanto emerso dalla valutazione iniziale. Ovvero in base alle caratteristiche fenomenologiche del disturbo di uno specifico paziente insonne.
Le tecniche di intervento, che costituiscono il cuore del trattamento cognitivo comportamentale per il Disturbo di Insonnia sono:
I risultati di due meta-analisi (Morin, Culbert e Scwartz, 1994; Murtagh e Greenwood, 1995), in cui sono stati considerati oltre 50 studi per un totale di più di 2000 pazienti, hanno dimostrato l’efficacia della terapia cognitivo-comportamentale per i problemi di insonnia negli adulti.
Le tecniche comportamentali di controllo dello stimolo e di restrizione del sonno sembrano essere il “principio attivo” della terapia cognitivo-comportamentale per l’insonnia.
Circa 70% – 80% dei pazienti trae beneficio dalla terapia cognitivo-comportamentale che mira a eliminare i fattori cognitivi e comportamentali coinvolti nel mantenimento e nell’esacerbazione dell’insonnia.