L’autostima è un fattore misto? Innato o ambientale? E in che cosa davvero consiste o si evidenzia?

Volersi bene talvolta è difficile. Il temperamento già predispone ad avere maggiore o minore sicurezza in Sé. Le relazioni primarie poi, e la loro interazione con noi, ne sviluppano il risultato. Posso volermi bene perché sento di essere amato e compreso. Posso vergognarmi o sentirmi inadatto perché non sento una buona vicinanza emotiva o un vero riconoscimento del mio essere. Da qui seguirà che in adolescenza cercherò amicizie e partner che spesso riprodurranno le stesse dinamiche infantili e da adulti forse anche l’opposto per superare la coazione a ripetere e lottare per una nuova identità, un profondo riconoscimento, un amore reciproco e incondizionato. Chi non conosce un buon sentimento di se racconta di anni trascorsi a soffrire sentimenti molto dolorosi di vergogna, disvalore, ansia e tristezza. Mentre chi di amor proprio ne ha in eccesso, senza rendersene sovente conto, disturba gli altri, li offende, prevarica, svaluta o li sfrutta… Come capire però quale sia il livello di piacevolezza per noi stessi sano e corretto? Adatto ed opportuno sarà un atteggiamento di benevolenza per tutto il nostro essere. Di valorizzazione continua e costante delle nostre qualità, abilità, risorse, ma anche dei nostri limiti… Di premura ed amore per le nostre difficoltà o patologie. Dialogando con i pazienti, uno degli indici maggiori che riscontro come elemento rivelatore di una sana autostima è la capacità della persona di mettere confini, di ritenersi degna o di farsi rispettare nelle proprie esigenze e necessità, nei propri bisogni. Spesso si confonde l’amor proprio con il sentirsi attraenti, intelligenti o capaci. Certamente queste qualità allestiscono il nostro io e permettono una migliore fiducia nell’approcciarsi agli altri, ma senza la capacità di limitare le altrui richieste o gli atteggiamenti manipolatori non sono sufficienti. È quindi, preferibile, nel caso ci sentissimo poco capaci di difenderci assertivamente, negoziare o affermare le nostre esigenze. Lavorarci un po’ in un percorso terapeutico. La terapia cognitivo-comportamentale dona gli strumenti più personalizzati per la propria crescita e forza psicologica e permette così di superare situazioni di crisi, empasse che bloccavano la nostra persona in un mite o doloroso adattamento. La schema therapy, in aggiunta o in alternativa, modificherà quei meccanismi di risoluzione o superamento del disagio o di un rapporto interpersonale conflittuale disfunzionale, che ancora oggi o per il futuro non permettono la nostra realizzazione e felicità personale, familiare, lavorativa o professionale. Solo, dunque, da un amore sano di se’ si potrà raggiungere una corretta indipendenza, una serena quotidiana, un’accettazione profonda e una fiducia incondizionata per qualsiasi perdita, fallimento o dolore si possa affrontare e voler superare. Gli altri non possono esserne ne’ i soli responsabili, ne’ gli unici destinatari. Essere dotati di una buona autostima risulta fondamentale per il successo personale e per la propria soddisfazione relazionale e lavorativa, perché proprio grazie ad essa ci spingeremo oltre le più banali e solite interpretazioni rispetto agli accaduti o le proprie sconfitte. Importante diverrà rimettersi il prima possibile in gioco consapevoli dei propri errori o delle proprie debolezze, o non portare rancore per i torti subiti o gli atteggiamenti manipolativi subiti. Volersi bene significherà soprattutto utilizzare strumenti in più per oltrepassare le situazioni di impasse e formulare nuovi obiettivi se poco raggiungibili; o motivarsi per essi ancor di più, anche grazie al sentimento di auto-efficacia percepita e alla propria autodisciplina. Tutti elementi che in un percorso terapeutico sono valutati, affrontati, monitorati e migliorati proprio per il raggiungimento di una maggiore forza e performance personale contro qualsiasi situazione difficile o stressante di vita